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Le origini

Il gruppo folclorico LA TAKKARATA (LA TACCARATA) è sorto come gruppo di ricerca nel 1969, richiamandosi alle rappresentazioni dei gruppi spontanei esistenti  tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, riportati dalle cronache fragnetane dell'epoca.
In quegli anni il gruppo metteva a frutto le tradizioni popolari, già mantenute vive dagli appassionati nei decenni precedenti con rappresentazioni varie nei periodi di carnevale, durante le estati fragnetane e le feste patronali (San Nicola: "Santunikulai và p' la Tèrra" e Sant’Anna, con “La Fèsta de le Kàrra").
Diveniva quindi il naturale prosieguo dei gruppi amatoriali spontanei strutturatosi negli anni venti/trenta e che avevano operato, periodicamente, sino alla fine degli anni ’50, inizi anni ‘60.
Voci, seppure isolate di cronache fragnetane, raccontano di esibizioni al passaggio di rappresentanze reali d’Italia in quegli anni nel palazzo dei duchi Montalto…
Diveniva quindi il naturale prosieguo del gruppo amatoriale strutturatosi negli anni trenta e che aveva operato, periodicamente, sino all fine degli anni ’50, inizi anni ‘60.
I riferimenti maggiori erano rivolti al " Ballo della Taccarata " (1800), così definito per l'uso ritmico che si fa delle ' tàkkare ', bacchette di ulivo stagionato, al suono dell'originale motivo musicale.
I costumi prendono idea da descrizioni di vita paesana sin dalla metà del 1800 e "hanno qualcosa di albanese, misto all'orientale, con i tanti merletti multicolori", che vengono utilizzati per il ballo della “taccarata”.
     Le ragazze indossano il vestito di gala (cerimonia nuziale) della gente del borgo e anche delle contadine locali.
     Un costume ricco e armonioso con gonna di panno blu a pieghe fitte, galloni tradizionali, grembiule rosso, camicia bianca, ricca di merletti e gonfia sulle maniche, fazzoletto bianco in testa ('a mappuccia), corpetto di panno blu ricamato in oro, scialle di panno blu rifinito con galloni dorati.
     Il costume maschile si compone di gilèt di panno nero o blu chiaro di velluto, calzoni corti al ginocchio con bottoni dorati, camicia bianca gonfia sulle maniche, calzari di cuoio nero e mocassino con borchie metalliche coloro oro. Accessori: mantello e cappello.
Il gruppo di ricerca della nuova generazione (1969) si pone l'obiettivo, attraverso l'esecuzione delle varie coreografie, di fissare delle illustrazioni folcloriche improntate ad una rappresentazione "verista" di usi e costumi tradizionali. In proposito sono particolarmente esplicativi:
"La shkugnatùra" -  " ‘U ballettu d' gliu panariégliu" - “I zing'ri kaudarari " -  "La ballàta d' Santuikùlai" - “ ‘U Kamminu d’ gli trappitari “ e altri canti coreografati.
Nel 1992, per motivi di trascrizione in vernacolo e per la giusta causa assunta nelle aree di ricerca al fine di evidenziare un riferimento fonetico più consono alla dizione dialettale, le lettere CC della denominazione sono state tramutate in KK.
Bisognerà aggiungere che lo spunto per una rappresentazione specifica delle danze e dei canti coreografati consente al gruppo di portarsi dietro tutta una serie di attrezzi di antica utensileria che fanno de LA TAKKARATA un promotore - propositore dal vivo di un "Museo Storico Itinerante delle Arti e Tradizioni popolari e contadine".
La esposizione necessaria degli utensili prima e durante lo spettacolo coinvolge maggiormente l'interesse e l'attenzione dello spettatore.
Il tema dominante della rappresentazione è quello dell'approccio (corteggiamento) e dell' innammoramento ("La Girulélla"  - 'U Ballu d' gli Zitiégli - 'A l'acqua a la fùntanèlla); ed in questo ambito si sviluppa l'intera esibizione attraverso i canti (caratteristici e originali) e le danze sull'aia o in altro contesto, sino ad esempio alla danza finale con la serenata agli sposi ( “La santa notte bella”  " 'U ballèttu d' gliu panariégliu”).
Si tende in definitiva a presentare dei flashes di vita contadina e popolare di Fragneto Monforte, rapportandola al contesto del Sannio Beneventano.

La Takkarata

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